Storia
“Tirate a destra, tirate a sinistra, tirate al di sopra; ma non uno dei vostri proiettili cada su Siena, altrimenti sarete fucilati!”. E’ la mattina del 3 luglio 1944. Sembra che con questi ordini semiseri, ma perentori, rivolti ai soldati della propria artiglieria, il generale Monsarnbert, primo comandante alleato ad entrare in Siena dopo la fuga dei tedeschi, abbia risparmiato alla nostra città le distruzioni della guerra. Fu comunque grave il tributo di sangue pagato alla sua liberazione ed a quella del territorio: un tributo che, dopo la bufera bellica, rese difficile la pacificazione e una faticosa ricostruzione.
Agli inizi degli anni ’50, tuttavia, Siena e la sua provincia, politicamente tra le più avanzate d’Italia, sono ormai pienamente partecipi della nuova vita democratica del paese. Tutta la provincia sta attraversando — come, e forse più, del resto della società italiana — le fasi di passaggio da una civiltà ancora in prevalenza di tipo artigiano e agrario ad una civiltà di tipo industriale, ma è ancora notevole l’apporto all’economia dell’area senese delle attività agricole e zootecniche, a cui si dedicata una parte estesa del territorio. Rimane elevate, anche in proporzione alle altre attività, il numero degli addetti ai lavori della terra, ma le grandi illuminate amministrazioni agricole, che avevano portato avanti la politica agraria del territorio, stanno ormai perdendo lo strumento della mezzadria che le aveva caratterizzate.
Per contro, non senza fatica, le imprese stanne muovendo i primi passi per la trasformazione da artigianali ad industriali.
Negli anni ’50, oltre alle forme tradizionali dell’industria alimentare e di prodotti farmaceutici, si affermano realtà industriali nuove. Alcune località della provincia, come Poggibonsi e Colle, crescono rapidamente, e diventano, in breve volgere di anni, attivissimi centri di piccole e medie industrie, soprattutto meccaniche.
Anche il Monte dei Paschi, costituito già prima della guerra in istituto di credito pubblico, accresce considerevolmente il numero delle sue filiali. Buona parte dei suoi utili di bilancio sono assegnati ad opere di pubblica utilità, favorendo in particolare la città e le sue istituzioni.
Le vie di comunicazione del senese sono (e le saranno ancora per molto) quelle del periodo leopoldino; e Siena resta “oasi dello spirito”, città di raccoglimento e di pace, lontana dal ritmo febbrile dei grandi centri urbani. L’immagine di Siena che continua ad essere diffusa e trasmessa ai primi turisti del dopoguerra è quella di una città—monumento da contemplare deve si celebra una grande festa in costume: il Palio.
C’è però chi comincia a rifiutare il destino di vivere in una città imbalsamata, in una tipica città—museo. Proprie perché essa ha conservato intatta la sua misura urbanistica (si comincia a parlare di nuovo piano regolatore nel 1953), proprio perché essa ha salvate e custodisce gelosamente i suoi tesori d’arte e celebra con splendere crescente la festa stupenda del sue Palio, Siena vuol valersi di molte varie risorse. Tra i Senesi comincia a farsi strada l’idea che non si può vivere soltanto e semplicemente di turismo; c’e necessità di nuove industrie, del commercio, delle attività terziarie, per vivere come città attuale e programmare un avvenire che mantenga anche una città come Siena nel tessuto vivo della produttività moderna.
La vita culturale ha il sue fulcro nel secolare ateneo senese. E’ un’università in crescita ed amplia ben presto il numero delle sue facoltà, aprendosi a studenti provenienti da realtà diverse.
Gli stranieri iniziane a frequentare, nel periodo estivo, i corsi di lingua e di cultura italiana per essi appositamente organizzati. La fama dei corsi di cultura e di perfezionamento musicale dell`Accademia Musicale Chigiana supera i confini nazionali.
La popolazione della città va progressivamente crescendo in virtù del trasferimento al suo interno degli abitanti della campagna circostante, e ciò sta imponendo la creazione di nuovi quartieri residenziali soprattutto nella zona nord. Le amministrazioni cittadine riescono in qualche mode a mantenere l’arduo equilibrio tra l’antica ineguagliabile struttura urbanistica e le esigenze dei nuovi quartieri. L’edilizia residenziale, quasi tutta a carattere popolare, amplia la periferia. Si sviluppa così un rapporto di complementarietà tra l’antica città e la nuova, che garantisce le rispettive specifiche possibilità di vita.
In quest’armonia, unica, tra passate e presente, tra tradizione e modernità, tra cultura e industria, come e più che nel passato, forse suona invitante il motto incise su Porta Camollia.
Vengono a Siena nuovi decenti universitari, nuovi dirigenti del mondo bancario ed imprenditoriale, che s’incontrano con i più affermati professionisti e con gli esponenti di antiche famiglie senesi, che trovano nel Casin de’ Nobili e nell’Accademia dei Rozzi tradizioni di decoro e signorilità per conversare ed ameni passatempi.
Tuttavia, soprattutto nell’ambiente dei dirigenti universitari, si coglie viva l`esigenza di incontri non più fine a se stessi per trascorrere semplici momenti di svago; si sente la necessità di mettere la propria esperienza e professionalità a confronto ed al servizio dei cittadini, a prescindere dal credo politico e culturale. E ciò a somiglianza di quante era già avvenuto in centri vicini, come Livorno, Firenze, Arezzo, nei quali erano ormai costituiti ed operanti i primi clubs Rotary.
Viene presto ben accolta l’idea di costituire anche in Siena un Club, che potesse mettersi al servizio della collettività. Autorevoli amici aderenti al R.C. di Arezzo, auspice il Prof. Venceslao Cesaris Demel, saranno i padrini della nuova realtà cittadina che verrà ufficialmente costituita il 10 agosto 1950. Con delega al Prof. Cesaris Demel di S.E. l’Ammiraglio C.o Raffaele de Courten, allora Governatore dell’87° Distretto, unico in Italia, il Club di Siena tiene la sua prima riunione informale il 24 giugno 1950 all’Hotel Excelsior, presso la Lizza, ed il 10 agosto dello stesso anno riceve la “Carta” del Rotary International (cioè l’atto formale di costituzione) e la campana dal Club padrino di Arezzo nella persona del Comm. Dialma Bastanzetti. La Carta recava la firma del Presidente Internazionale Arthur Lagueux. A quell’epoca in Italia vi erano soltanto sessantasei Club con 3.136 soci e Siena divenne il sessantasettesimo.
Prese cosi vita il R.C. Siena, presieduto dallo stesso Prof. Venceslao Cesaris Demel, medico, educatore e maestro insigne nell’Ateneo Senese, e ne fu segretario il Prof. Franco Lenzi, anch’egli medico, futuro direttore della Clinica Medica Generale della nostra Università, al quale al momento dell’iscrizione al Rotary fu attribuita la classifica: “Medicina (Cardiologia)”. La Segreteria del Club fu posta in Via di Città, n. 3, presso l’ambulatorio privato del Prof. Lenzi, che all’epoca prestava la sua attività anche nella clinica di un altro socio fondatore, il Prof. Guido Izar.
Le riunioni conviviali avvenivano di mercoledì (1° e 3° del mese) nella grande sala liberty ed un po’ “demodee” dell’Hotel Excelsior, sorteggiando il numero del posto a tavola per evitare che i soci formassero gruppi precostituiti. Successivamente fu adottato il sistema del tavolo a ferro di cavallo. Il Presidente sedeva al centro e i soci, man mano che arrivavano, dovevano occupare la prima sedia libera. Era veramente il modo di formare la “ruota” e di sviluppare la conoscenza reciproca e l’amicizia. Fu scelto il mercoledì, perche giorno del mercato settimanale ed alcuni soci proprietari di aziende in provincia non avevano difficoltà a trattenersi in Siena per l’intera giornata: la mattina facevano i loro affari e la sera partecipavano alla conviviale.
Sempre per favorire la frequenza del Club da parte di questa categiria di Soci, fu stabilito di effettuare le riunioni non conviviali (2° e 4° mercoledì del mese) all’ora di mezzogiorno, sempre presso l’Hotel Excelsior.
Durante le riunioni si osservano le regole del Rotary International e le formalità imposte dall’appartenenza ad un Club, che ha sempre coniugato signorilità e democrazia. Il Presidente Cesaris Demel era severissimo, ligio alle norme rotariane ed attentissimo al rispetto delle regole sociali.
Il segretario Lenzi teneva una rubrica e stabiliva in quale conviviale un socio doveva effettuare la propria conversazione al Club. Almeno nei primi tempi sarà abbastanza difficile che fossero invitati oratori esterni. Erano preferiti soprattutto argomenti cittadini; peraltro quasi tutti i soci amavano parlare di argomenti riguardanti la propria situazione professionale o il tessuto economico della città. Una pratica simpatica sarà che ogni nuovo socio parlasse subito di se stesso e della propria attività per farsi conoscere ed apprezzare, superando ogni timore reverenziale nei confronti dei soci “anziani”.
Nel 1950 — raccontava Luigi Socini Guelfi, socio fondatore — appartenere al Rotary era forse un
po’ diverso da oggi. Non sarà un’epoca facile. Ad esempio, il distintivo, che rappresenta oggi il fiore all’occhiello dei Rotariani, costituì per diversi anni un motivo di preoccupazione. I presidenti sollecitavano gli iscritti a portarlo, ma non pochi lo mettevano soltanto prima della conviviale, per toglierlo poi all’uscita onde evitare molestie.
Mancano purtroppo, forse perché dispersi, tracce e documenti che permetterebbero di ricostruire con fedeltà e precisione i primi anni di vita del sodalizio.
Esiste comunque nella Segreteria del Club, incorniciato e sotto vetro, l’elenco dei ventisei soci Fondatori.
Presso l’archivio della Segreteria del Club esiste la collezione quasi completa degli Annuari.
La collezione comincia con l’anno 1951-’52 con l’Annuario dell’87° Distretto Italia e dunque in esso sono elencati i soci dell’anno di fondazione, probabilmente fino alla fine del primo semestre. Risultano iscritti al R. C. Siena n. 33 soci. Oltre ai soci fondatori sono in elenco: Ing. Costantino Ambrosetti (titolare di un’azienda agricola), Comm. Raimondo Camosci (direttore filiale FIAT), Dott. Vito Catastini (cultore di scienze politiche), Prof. Giuseppe Fadda (Provveditore agli Studi), Ing. Carlo Alberto Falorsi (titolare d’impresa di costruzioni), Dott. Mario Landi (Vice Direttore centr. M.P.S.), Ottaviano Neri (proprietario Libreria Venturini), Comm. Agostino Ravenni (direttore centrale del Monte dei Paschi), Dott. Mario Suzzi (direttore della filiale senese della medesima banca), Avv. Gregorio Tromby (notaio).
Non figurano nell’elenco i soci fondatori Alberto Coppola, Salvatore Donati e Guido Izar, che probabilmente lasciarono il sodalizio nel corso del primo anno ed i loro nomi non furono quindi comunicati alla redazione dell’Annuario, che fu stampato a Milano nel secondo semestre 1951. Nel 1951-52 furono ammessi i soci: Prof. Ruggero Bertelli (docente d’Anatomia), Ing. Ulisse Crocchi (che aveva un’azienda di laterizi), Dott. Carlo Fregola (direttore del Consorzio Agrario), Prof. Dario Neri (pittore), Dott. Mario Pagani (titolare di un pastificio) e il Prof. Antonio Severi (chirurgo e docente universitario); i membri del nostro sodalizio salirono cosi a 39.
E’ importante ricordare i nomi di quei primi rotariani senesi e sottolineare la loro collocazione professionale, perché le persone e le attività esercitate ci possono aiutare a cogliere la peculiarità del sodalizio, che inizia ad operare sulla scena senese. Sono tutte persone di alta moralità e correttezza professionale, da tempo al servizio della comunità mediante l’espletamento della loro professione. Non a caso vi figurano i principali esponenti del mondo universitario, soprattutto rappresentanti della professione medica, stimati ed apprezzati. Ma vi sono anche rappresentanti di antiche famiglie senesi, amministratori di aziende agricole; esponenti della professione forense e persone che erano, o erano state pubblici amministratori o reggenti della vita cittadina di indiscusso merito; non mancano esponenti del mondo industriale, che incomincia a muovere i primi passi.
Si potrebbe pensare comunque di trovarsi innanzi ad un numero chiuso, elitario in senso negativo, se non si evidenziasse che il Rotary, per sua intrinseca natura, anche negli Anni ’50 sapeva già legare con il vincolo di amicizia persone che avevano raggiunto l’apice delle loro professioni mediante la serietà e l’impegno professionale, ponendo però sempre come fine primario — e questa è la vera ragione d’essere del Rotary – il servizio alla comunità. Che il Rotary Club Siena, da sempre fedele ai principi di amicizia, professionalità, spirito di servizio, aderenza ai valori espressi dal territorio, sia stato in realtà fin dalle origini aperto e non costituisse un circolo chiuso per definizione, sarà ampiamente dimostrato dalla sua storia e dal progressivo inglobamento all’interno di esso di tutte le realtà vive operanti nel tessuto sociale cittadino e provinciale.
Tratto dal Volume 50° Rotary Club Siena di Alberto Fiorini